Tra gli oggetti più cari e più preziosi della nostra Chiesa occupano senza dubbio il primo posto le Statue dei Santi Patroni che, per la loro eccezionale espressività, si imprimono indelebilmente nella mente e nel cuore di quanti hanno avuto la consolazione di pregare, anche per un solo istante, ai piedi del loro altare.

È pur vero che non sono di materia preziosa ma non è soltanto col metallo o con l’arte che il popolo stima ed apprezza le proprie cose, bensì con l’affetto che queste cose hanno saputo accaparrarsi attraverso le necessità continue. Solo così si può spiegare e, in qualche modo, misurare l’intensità della devozione che il popolo dell’antico Borgo di Gaeta ha nutrito e nutre tuttora verso questi Santi Medici.

La chiesa fu dedicata loro per i concreti segni di assistenza e di protezione dimostrati verso la forte e laboriosa generazione dei nostri antenati.
Essi dunque nella mente del popolo, che ne ha sempre sperimentato la valida protezione, sono stati e saranno i veri e generosi Avvocati presso il trono di Dio a favore dei tribolati. Però di Essi fino alla metà del XIX secolo, non si aveva alcuna statua ma solo un prezioso quadro.

Statue negli anni '20
Santino dei primi del '900 con la colorazione originale degli abiti dei Santi

Soltanto alla fine del colera furono viste per la prima volta in chiesa le belle Statue che ancora oggi si venerano.

Da tutti furono giudicate bellissime, perché rispondenti a quanto il popolo si aspettava.
Questi infatti sono rappresentati vestiti all’usanza degli antichi popolani del tempo, con calzoni corti e giubbetto colorato.

Il colera cessò nell’anno 1837 e nella festa dell’anno successivo probabilmente avvenne la prima apparizione delle Statue nella chiesa, dove furono portate dal vicino Palazzo Albani, dai coloni del proprietario, il Dott. Raffaele Albani, che le aveva fatte a proprie spese in ringraziamento della guarigione ottenuta per intercessione dei Santi Medici per sé e per i suoi.

Dopo la festa di quell’anno, contro l’aspettativa di tutti, che credevano di poter ammirare continuamente le care Statue, queste furono riportate nel Palazzo Albani. E qui, per tutto il resto dell’anno, le Statue furono gelosamente custodite nella cappella di famiglia fino al 1849, quando per la festa, furono riportate in chiesa e qui rimasero per sempre esposte alla venerazione dei fedeli.

Egli liberamente donò le Statue ma con l’obbligo che ogni anno al passaggio della solenne processione, queste precedute dal Clero, sostino all’ingresso principale del suo palazzo, per impartire una particolare benedizione sulla famiglia Albani.

Quale sia stato il motivo che ha indotto Albani, tanto geloso delle sue Statue, a cedere queste statue alla chiesa parrocchiale, non è possibile precisare. Forse in seguito al sollecito del Card. Brignole oltre che al voto del parroco del tempo don Francesco Patalano, che niente desiderava se non che il culto ai Santi Medici progredisse.

Rielaborazione del testo originale di Sac. Giovanni De Vellis